mercoledì 22 agosto 2012

Grey Waters - Below the ever setting sun


Avevo già scritto una ventina di righe con paragoni su paragoni con band prolisse e longeve oltre il limite del ridicolo che non hanno più niente da dire alla musica da vent'anni, poi ho pensato: una recensione deve descrivere, rispecchiare l'oggetto recensito. Ci sono band di poche parole, cui basta poco più di venti minuti per dire tutto quello che hanno da dire su un determinato argomento. Tali Grey Waters appartengono alla categoria. Originari dell'Australia, "D." e "Tim" hanno deciso di lasciare un attimo da parte i loro progetti principali (anche insieme) e di dedicarsi a questo piccolo gioiello, Below the ever setting sun (che titolo!!!). Non è nemmeno un album, è un EP di ventuno minuti e trentasette secondi, secondo più secondo meno. Dopo il crack degli Alcest, con quel Souvenirs d'un autre monde che io mi porterei su un'isola deserta, è spuntata la voglia di molti artisti black metal di darsi a fusioni ed esperimenti con shoegaze e atmosfere eteree, il mio parere è che Grey Waters sia un po' influenzato da questa strada ma l'abbia portata avanti per vie originali e molto, molto, molto apprezzabili.
Il tutto si sviluppa in 1+4 canzoni, la prima è l'intro: un pianoforte malinconico prepara a ciò che verrà nei pezzi successivi. Forse tuttavia non prepara abbastanza, non prepara del tutto, ed è per questo che l'impatto con il muro sonoro delle tracce seguenti è ancora più violento e ben riuscito. Perfettamente riuscito: l'intensità è sempre altissima, sicuramente l'esser breve non è che un pregio per questo lavoro. Ditemi come si fa a non trattenere un brivido sul finale dei brani numero 2, 3 ma anche su tutto il resto del disco perché non c'è niente che non mi abbia coinvolto. Certo sicuramente un minimo di Alcest possono averlo, ma quando un duo che ha fatto black metal fino a ieri si cimenta in un lavoro del genere le chitarre si comportano per forza in un certo modo. Ma vi assicuro, below the ever setting sun è un lavoro del tutto genuino.

Qualcuno direbbe "peccato si siano sciolti subito dopo, avrebbero potuto dare molto di più", io invece non sono affatto d'accordo. Dentro quella ventina di minuti ho trovato un piccolo capolavoro che sarebbe solamente stato sminuito da qualunque opera successiva, più bella o più brutta che fosse.

Ci sono band di poche parole, o meglio di pochi minuti; io nonostante il tentativo non lo sono stato nello scrivere. Ma i "wall of sound" hanno troppo potere su di me, soprattutto se sviluppati così bene.



 1. Prelude
 2. Say goodbye
 3. Below the ever setting sun
 4. The truth is in your eyes
 5. Broken



A voi l'ascolto, mi raccomando sempre cuffie di buona qualità.

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